Ancora una volta.

È una storia conosciuta. È facile prendere spunto da Shakespeare. Ed eccoci di nuovo qui, all’inizio di una settimana di chiacchiere su come uccidere le balene e come salvarle. È difficile chiamarla conversazione perché di conversazione non ce n’è davvero. Solo due blocchi di opinioni separate da un vuoto. Ad essere sincero, sono preoccupato per quello che accadrà questa settimana. Nonostante l’ambientazione paradisiaca qui in Brasile e una splendida spiaggia sabbiosa lambita dalle infinite increspature bianche delle onde che mi riportano alla mia infanzia in Nuova Zelanda, questo posto sembra molto più un club di balenieri come non lo era da decenni. Il Giappone è convinto di avere le chiavi della porta sul retro, se non di quella principale, e potrebbe semplicemente aprirla. Il loro documento si chiama “The Way Forward” ( La Via da Seguire) . È un modo per tornare subito ai vecchi giorni cupi, a cominciare dal ribaltamento della moratoria ottenuta con una maggioranza di tre quarti nella votazione del 1982, cambiando le regole di procedura in modo che le decisioni siano prese a maggioranza semplice, creando un nuovo Comitato per l’Utilizzo Sostenibile e coinvolgendo i diplomatici per risolvere le questioni rimanenti.

Quest’ultima parte è la più spaventosa del pacchetto. Si pensi alla stretta di mano tra Trump e Abe.

A quanto pare il Giappone è già sulla cresta dell’onda. La loro delegazione, che è apparentemente enorme e comprende nove membri del Comitato, è arrivata oggi insieme a un vasto contingente mediatico. Sono stati accolti dalla polizia antisommossa brasiliana, quindi sembra che i padroni di casa non corrano nessun rischio per ciò che accadrà. Apparentemente parte della strategia mediatica giapponese è di trasmettere in diretta gli atti, e questo mi lascia un poco perplesso poiché la Segreteria già lo fa, offrendo anche una traduzione simultanea. Ho il vago sospetto che il commento sarà realizzato per il pubblico di casa, innalzando la bandiera e radunando le truppe, per così dire.

Suona familiare.

Le riunioni della sottocommissione della scorsa settimana, nonostante il linguaggio estremamente cortese, hanno visto alcune schermaglie e rivelato posizioni chiaramente trincerate. La questione più importante e le posizioni più trincerate ruotano attorno al rinnovo delle quote di sussistenza aborigene. Gli Stati Uniti, la Russia, la Danimarca (Groenlandia) e St. Vincent e Grenadine hanno raggruppato in un unico pacchetto quelle che normalmente sarebbero state un insieme di proposte da considerare caso per caso, sostenendo fermamente che non si possa cambiare una parola. Non è un pacchetto “prendere o lasciare” quanto piuttosto uno “imposizione ad accettarlo”, e a quanto pare i pezzi grossi del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti hanno legato le mani a qualsiasi ritardatario. Capiremo abbastanza rapidamente se la strategia funziona o se qualche anima coraggiosa nella stanza cercherà di provocare il gruppo. Ci sono elementi come il rinnovo automatico delle quote che richiedono discussione e opposizione perché in sostanza trasformeranno la Commissione in un branco di pecoroni, un po’ come i repubblicani nel Congresso degli Stati Uniti.

L’indizio più ovvio di ciò che verrà è apparso secondo me ieri al Comitato di Amministrazione e Finanza. Il Comitato per la Conservazione, che sta svolgendo un lavoro magnifico su questioni come fauna marina impigliata nelle reti, attacchi navali e  detriti marini, inclusa la contaminazione delle materie plastiche, ha un carico di lavoro così pesante e in espansione che desidera passare a riunioni annuali da tenersi in contemporanea alle riunioni del Comitato Scientifico. Cosa totalmente ragionevole e utile. Questo comporterebbe un costo aggiuntivo per la Commissione di ulteriori 26.000 sterline all’anno, che potrebbero essere un prezzo minimo da pagare per un lavoro di importanza vitale e utile. Le reazioni negative non si sono fatte attendere. L’Islanda è intervenuta per dire che si oppone al lavoro del Comitato di Conservazione, punto e basta, così come ha sempre fatto. È stata rapidamente supportata dal Giappone. Quello che mi ha sorpreso un paio di battute dopo è stato che la Norvegia si è unita a loro. Dico sorpreso perché la Norvegia ha fatto commenti di sostegno al lavoro del Comitato per la Conservazione durante il lungo incontro del giorno prima. Non vi era alcun bisogno che la Norvegia lo facesse perché la relazione del Comitato aveva già segnalando il mancato consenso, ma è stata una grande rivelazione. Nessun cambiamento.

E poi c’è stata la soluzione proposta per la crisi finanziaria della Commissione. Sembra che la Brexit abbia fatto cadere così tanto la sterlina che l’attuale struttura finanziaria della Commissione sia insostenibile. Entro pochi anni la Commissione fallirà se non verrà fatto nulla. Risulta, forse non a sorpresa, che nessuno vuole pagare di più. Un aumento del 7,8% delle tasse manterrebbe le cose come sono, con la Commissione che sta facendo un buon lavoro e potenzialmente anche di più. Niente da fare. Prendo questo come un chiaro segnale di quanto i membri siano veramente interessati alle balene e al lavoro dell’IWC. Deludente sì, perché la soluzione che verrà presentata alla Plenaria la prossima settimana è di colpire il bilancio del Comitato Scientifico del 30%. Un problema piuttosto grosso perché in molti modi questo svuoterà il lavoro progressivo dell’IWC. E sono abbastanza sicuro possiate facilmente indovinare quale sarà uno degli obiettivi principali: la conservazione.

E così il palcoscenico è pronto. Gli attori sono al loro posto. Rimanete sintonizzati.

Paul Spong

Florianopolis, Brasile, 9 settembre 2018

 

Traduzione: Francesca Capretti

 

 

Incontro internazionale a Florianopolis, in Brasile

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