Commento del Capitano Alex Cornelissen
L’arrivo della Ocean Warrior a Henderson, in Australia occidentale, segna la fine della campagna contro la caccia alle balene, intrapresa quest’anno contro i cacciatori giapponesi di balene in Oceano Antartico.
Le nostre navi sono state in mare per 93 giorni (la Ocean Warrior) e per 90 giorni (la Steve Irwin). Durante tutto questo tempo, sono andate alla ricerca del mattatoio galleggiante, la Nisshin Maru, ma con dispiacere dobbiamo ammettere di non essere stati in grado di agganciare la poppa della nave fabbrica giapponese.
Non sapremo quanto effettivamente abbiamo avuto successo finchĂ© la flotta baleniera non avrĂ fatto ritorno in porto e annunciato il numero di uccisioni, ma ciĂ² che sappiamo con certezza è che non gli abbiamo dato tregua durante la nostra presenza nelle acque incontaminate dell’Antartide, costando così alla loro azienda milioni di dollari.
Considerando il tempo di permanenza della flotta baleniera nell’Oceano Antartico, è chiaro che la nostra presenza ha fortemente ridotto l’efficacia delle loro attivitĂ di bracconaggio. La loro quota assai ridotta di sole 333 balene (grazie alle campagne condotte da Sea Shepherd negli anni precedenti) poteva essere facilmente raggiunta in poche settimane di caccia ininterrotta. Ma questa volta i balenieri hanno avuto bisogno di oltre tre mesi e ancora non è certo che abbiano raggiunto l’obbiettivo.
Sapevamo che sarebbe stata una campagna molto difficile per diversi motivi:
– Il nuovo programma di caccia adottato dalla flotta baleniera (NEWREP-A) ha raddoppiato le dimensioni dell’area di caccia rispetto all’anno precedente (nell’ambito del programma JARPA II, ritenuto “non finalizzato alla ricerca scientifica” dalla Corte Internazionale di Giustizia nel 2014), complicandoci le operazioni di localizzazione.
– Se lo misuriamo sulla base del numero di vite salvate, la quota ridotta di 333 balene rende piĂ¹ difficile mantenere il successo raggiunto in precedenza. Quando la quota autoassegnatasi dalla flotta era di 1035 balene, solitamente riuscivamo a impedire l’uccisione di oltre un terzo degli esemplari per ogni stagione, ma non meno, nonostante i nostri sforzi.
– La durata prolungata della stagione delle uccisioni consente ai balenieri di rimanere in Oceano del Sud fino a che le condizioni atmosferiche lo permettono. Questo inoltre rende piĂ¹ difficile per Sea Shepherd intervenire durante tutta la stagione di caccia, dato che la nostra capacitĂ di carburante è limitata.
– La nave preposta al rifornimento di carburante della flotta baleniera le consente di rimanere in Oceano del Sud e di navigare a velocitĂ elevata per tutta la durata della stagione.
– Un ulteriore cambiamento nel cosiddetto programma “di ricerca” è la quota trasferibile: le balene che riusciamo a salvare quest’anno possono essere semplicemente aggiunte alla quota degli anni seguenti.
Rispetto a Sea Shepherd:
– Dobbiamo coprire distanze di gran lunga superiori rispetto a prima, consumando così molto piĂ¹ carburante.
– Tutte le volte che ci siamo ritrovati in prossimitĂ delle navi arpionatrici o abbiamo trovato resti di grasso di balena in mare, che indicavano che eravamo vicini al luogo in cui si erano verificate delle recenti uccisioni (e quindi nei pressi della flotta), la nave fabbrica semplicemente tagliava la corda a tutta velocitĂ nella direzione opposta (come si vede nelle nostre riprese dall’elicottero).
– La Steve Irwin è stata tallonata dalla Yushin Maru 3, e ciĂ² ha consentito di mettere fuori gioco una delle navi arpionatrici per ben 36 giorni.
– La Ocean Warrior è stata individuata da altre arpionatrici in diverse occasioni, un chiaro segnale che queste navi provavano attivamente a localizzare il nostro nuovo intercettore per trasmettere la nostra posizione alla Nisshin Maru. Ovviamente ciĂ² ha messo anche queste navi fuori gioco e la velocitĂ superiore della Ocean Warrior ha reso facile seminare la nave intenta a tallonarla, cosa che avrĂ indubbiamente innervosito la flotta baleniera.
Fattori aggiuntivi:
– Le condizioni atmosferiche sono state davvero sfavorevoli quest’anno; ciĂ² ha limitato il numero dei giorni in cui era possibile cacciare.
– I balenieri hanno dichiarato di non volersi scontrare con Sea Shepherd. Si tratta ovviamente di una strategia decisamente diversa rispetto a quelle delle campagne precedenti, quando le nostre navi sono state speronate, quasi messe fuori uso e in un caso anche distrutte, sempre a causa dei balenieri giapponesi.
La ragione di questo cambio di strategia è ovvia: i balenieri giapponesi vogliono dimostrare quanto sia inutile il nostro intervento poichè raggiungeranno la loro quota malgrado la nostra presenza. Sperano di demoralizzarci, fino a che non decideremo semplicemente di arrenderci.
La domanda è: sono riusciti a spezzare la nostra resistenza?
Pur non sapendo se abbiano raggiunto la loro quota, posso comunque asserire che non lo hanno fatto. Pur non essendo riusciti a portare una delle nostre navi dietro allo scivolo della nave fabbrica (il nostro obiettivo finale), abbiamo procurato enormi problemi al loro programma di baleneria commerciale.
Ogni balena tratta in salvo, delle 333 condannate a morte, è stata un motivo per cui è valsa la pena tornare in Oceano del Sud anche quest’anno. Ma anche se la loro quota venisse totalmente raggiunta, ancora una volta Sea Shepherd è stata l’UNICA organizzazione ad opporsi a questa attivitĂ di bracconaggio sponsorizzata dal governo.
Abbiamo catturato le immagini di una balena che giaceva priva di vita sul ponte della nave mattatoio, mentre la comunitĂ internazionale non ha fatto nulla e mentre il governo australiano accoglieva a braccia aperte il Primo Ministro giapponese durante una visita ufficiale di Stato.
PerchĂ©? A causa del commercio e degli accordi politici con il Giappone. Il profitto economico prevale sulla tutela di specie sociali e dotate di intelligenza. L’orgoglio ostinato prevale sull’integritĂ ecologica. Una nazione contro l’opinione mondiale.
Quest’anno ci ha insegnato che dobbiamo fare di piĂ¹ se vogliamo fermare i bracconieri di balene la prossima stagione. Siamo una ONG di base che combatte una guerra contro la flotta baleniera finanziata dal governo giapponese. Ci affidiamo alle donazioni e ai volontari, mentre loro spendono milioni per sostenere questo massacro in favore di una inesistente domanda di carne di balena e di un settore che non produce entrate da piĂ¹ di un decennio.
Se vogliamo vincere questa battaglia, oggi piĂ¹ che mai abbiamo bisogno del vostro sostegno. Se avessimo i fondi, invieremmo lì dieci navi supportate da una nostra nave da rifornimento.
Non provo che orgoglio per i capitani e per l’equipaggio della Ocean Warrior e della Steve Irwin. Sono stati i soli a provare a fermare i bracconieri giapponesi di balene. Essendo stato io stesso in quelle acque in cinque occasioni diverse, conosco l’entitĂ del sacrificio che hanno sostenuto, affrontando tempeste e avversitĂ , combattendo il mal di mare e rimanendo così tanto tempo lontano dai propri cari, mentre il resto del mondo celebrava le festivitĂ .
Ăˆ per questo che provo il massimo rispetto per ogni singolo membro del nostro equipaggio.
La Ocean Warrior ormeggiata a Henderson, in Australia occidentale. Foto: Sea Shepherd Global / Simon Ager.
La Ocean Warrior e la Steve Irwin riunite nell’Oceano Antartico durante Operazione Nemesis. Foto: Sea Shepherd Global / SImon Ager
Una balenottera protetta priva di vita sul ponte della Nisshin Maru. Foto: Sea Shepherd Global / Glenn Lockitch
L’elicottero della Steve Irwin interrompe le attivitĂ di bracconaggio nel santuario delle balene australiano. Foto: Sea Shepherd Global / Glenn Lockitch
L’elicottero della Steve Irwin cattura le immagini di una balenottera priva di vita sul ponte della Nisshin Maru. Foto: Sea Shepherd Global / Glenn Lockitich
L’elicottero della Steve Irwin cattura le immagini di una balenottera priva di vita sul ponte della Nisshin Maru. Foto: Sea Shepherd Global / Glenn Lockitich
La Steve Irwin e la Ocean Warrior poco prima del tramonto nell’Oceano Antartico. Foto: Sea Shepherd Global / Glenn Lockitich
Traduzione a cura di Giovanni Nuccio
Commento del Capitano Alex Cornelissen
L’arrivo della Ocean Warrior a Henderson, in Australia occidentale, segna la fine della campagna contro la caccia alle balene, intrapresa quest’anno contro i cacciatori giapponesi di balene in Oceano Antartico.
Le nostre navi sono state in mare per 93 giorni (la Ocean Warrior) e per 90 giorni (la Steve Irwin). Durante tutto questo tempo, sono andate alla ricerca del mattatoio galleggiante, la Nisshin Maru, ma con dispiacere dobbiamo ammettere di non essere stati in grado di agganciare la poppa della nave fabbrica giapponese.
Non sapremo quanto effettivamente abbiamo avuto successo finchĂ© la flotta baleniera non avrĂ fatto ritorno in porto e annunciato il numero di uccisioni, ma ciĂ² che sappiamo con certezza è che non gli abbiamo dato tregua durante la nostra presenza nelle acque incontaminate dell’Antartide, costando così alla loro azienda milioni di dollari.
Considerando il tempo di permanenza della flotta baleniera nell’Oceano Antartico, è chiaro che la nostra presenza ha fortemente ridotto l’efficacia delle loro attivitĂ di bracconaggio. La loro quota assai ridotta di sole 333 balene (grazie alle campagne condotte da Sea Shepherd negli anni precedenti) poteva essere facilmente raggiunta in poche settimane di caccia ininterrotta. Ma questa volta i balenieri hanno avuto bisogno di oltre tre mesi e ancora non è certo che abbiano raggiunto l’obbiettivo.
Sapevamo che sarebbe stata una campagna molto difficile per diversi motivi:
– Il nuovo programma di caccia adottato dalla flotta baleniera (NEWREP-A) ha raddoppiato le dimensioni dell’area di caccia rispetto all’anno precedente (nell’ambito del programma JARPA II, ritenuto “non finalizzato alla ricerca scientifica” dalla Corte Internazionale di Giustizia nel 2014), complicandoci le operazioni di localizzazione.
– Se lo misuriamo sulla base del numero di vite salvate, la quota ridotta di 333 balene rende piĂ¹ difficile mantenere il successo raggiunto in precedenza. Quando la quota autoassegnatasi dalla flotta era di 1035 balene, solitamente riuscivamo a impedire l’uccisione di oltre un terzo degli esemplari per ogni stagione, ma non meno, nonostante i nostri sforzi.
– La durata prolungata della stagione delle uccisioni consente ai balenieri di rimanere in Oceano del Sud fino a che le condizioni atmosferiche lo permettono. Questo inoltre rende piĂ¹ difficile per Sea Shepherd intervenire durante tutta la stagione di caccia, dato che la nostra capacitĂ di carburante è limitata.
– La nave preposta al rifornimento di carburante della flotta baleniera le consente di rimanere in Oceano del Sud e di navigare a velocitĂ elevata per tutta la durata della stagione.
– Un ulteriore cambiamento nel cosiddetto programma “di ricerca” è la quota trasferibile: le balene che riusciamo a salvare quest’anno possono essere semplicemente aggiunte alla quota degli anni seguenti.
Rispetto a Sea Shepherd:
– Dobbiamo coprire distanze di gran lunga superiori rispetto a prima, consumando così molto piĂ¹ carburante.
– Tutte le volte che ci siamo ritrovati in prossimitĂ delle navi arpionatrici o abbiamo trovato resti di grasso di balena in mare, che indicavano che eravamo vicini al luogo in cui si erano verificate delle recenti uccisioni (e quindi nei pressi della flotta), la nave fabbrica semplicemente tagliava la corda a tutta velocitĂ nella direzione opposta (come si vede nelle nostre riprese dall’elicottero).
– La Steve Irwin è stata tallonata dalla Yushin Maru 3, e ciĂ² ha consentito di mettere fuori gioco una delle navi arpionatrici per ben 36 giorni.
– La Ocean Warrior è stata individuata da altre arpionatrici in diverse occasioni, un chiaro segnale che queste navi provavano attivamente a localizzare il nostro nuovo intercettore per trasmettere la nostra posizione alla Nisshin Maru. Ovviamente ciĂ² ha messo anche queste navi fuori gioco e la velocitĂ superiore della Ocean Warrior ha reso facile seminare la nave intenta a tallonarla, cosa che avrĂ indubbiamente innervosito la flotta baleniera.
Fattori aggiuntivi:
– Le condizioni atmosferiche sono state davvero sfavorevoli quest’anno; ciĂ² ha limitato il numero dei giorni in cui era possibile cacciare.
– I balenieri hanno dichiarato di non volersi scontrare con Sea Shepherd. Si tratta ovviamente di una strategia decisamente diversa rispetto a quelle delle campagne precedenti, quando le nostre navi sono state speronate, quasi messe fuori uso e in un caso anche distrutte, sempre a causa dei balenieri giapponesi.
La ragione di questo cambio di strategia è ovvia: i balenieri giapponesi vogliono dimostrare quanto sia inutile il nostro intervento poichè raggiungeranno la loro quota malgrado la nostra presenza. Sperano di demoralizzarci, fino a che non decideremo semplicemente di arrenderci.
La domanda è: sono riusciti a spezzare la nostra resistenza?
Pur non sapendo se abbiano raggiunto la loro quota, posso comunque asserire che non lo hanno fatto. Pur non essendo riusciti a portare una delle nostre navi dietro allo scivolo della nave fabbrica (il nostro obiettivo finale), abbiamo procurato enormi problemi al loro programma di baleneria commerciale.
Ogni balena tratta in salvo, delle 333 condannate a morte, è stata un motivo per cui è valsa la pena tornare in Oceano del Sud anche quest’anno. Ma anche se la loro quota venisse totalmente raggiunta, ancora una volta Sea Shepherd è stata l’UNICA organizzazione ad opporsi a questa attivitĂ di bracconaggio sponsorizzata dal governo.
Abbiamo catturato le immagini di una balena che giaceva priva di vita sul ponte della nave mattatoio, mentre la comunitĂ internazionale non ha fatto nulla e mentre il governo australiano accoglieva a braccia aperte il Primo Ministro giapponese durante una visita ufficiale di Stato.
PerchĂ©? A causa del commercio e degli accordi politici con il Giappone. Il profitto economico prevale sulla tutela di specie sociali e dotate di intelligenza. L’orgoglio ostinato prevale sull’integritĂ ecologica. Una nazione contro l’opinione mondiale.
Quest’anno ci ha insegnato che dobbiamo fare di piĂ¹ se vogliamo fermare i bracconieri di balene la prossima stagione. Siamo una ONG di base che combatte una guerra contro la flotta baleniera finanziata dal governo giapponese. Ci affidiamo alle donazioni e ai volontari, mentre loro spendono milioni per sostenere questo massacro in favore di una inesistente domanda di carne di balena e di un settore che non produce entrate da piĂ¹ di un decennio.
Se vogliamo vincere questa battaglia, oggi piĂ¹ che mai abbiamo bisogno del vostro sostegno. Se avessimo i fondi, invieremmo lì dieci navi supportate da una nostra nave da rifornimento.
Non provo che orgoglio per i capitani e per l’equipaggio della Ocean Warrior e della Steve Irwin. Sono stati i soli a provare a fermare i bracconieri giapponesi di balene. Essendo stato io stesso in quelle acque in cinque occasioni diverse, conosco l’entitĂ del sacrificio che hanno sostenuto, affrontando tempeste e avversitĂ , combattendo il mal di mare e rimanendo così tanto tempo lontano dai propri cari, mentre il resto del mondo celebrava le festivitĂ .
Ăˆ per questo che provo il massimo rispetto per ogni singolo membro del nostro equipaggio.
La Ocean Warrior ormeggiata a Henderson, in Australia occidentale. Foto: Sea Shepherd Global / Simon Ager.
La Ocean Warrior e la Steve Irwin riunite nell’Oceano Antartico durante Operazione Nemesis. Foto: Sea Shepherd Global / SImon Ager
Una balenottera protetta priva di vita sul ponte della Nisshin Maru. Foto: Sea Shepherd Global / Glenn Lockitch
L’elicottero della Steve Irwin interrompe le attivitĂ di bracconaggio nel santuario delle balene australiano. Foto: Sea Shepherd Global / Glenn Lockitch
L’elicottero della Steve Irwin cattura le immagini di una balenottera priva di vita sul ponte della Nisshin Maru. Foto: Sea Shepherd Global / Glenn Lockitich
L’elicottero della Steve Irwin cattura le immagini di una balenottera priva di vita sul ponte della Nisshin Maru. Foto: Sea Shepherd Global / Glenn Lockitich
La Steve Irwin e la Ocean Warrior poco prima del tramonto nell’Oceano Antartico. Foto: Sea Shepherd Global / Glenn Lockitich
Traduzione a cura di Giovanni Nuccio
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