Il Capitano Paul Watson, Fondatore di Sea Shepherd, ripercorre tutto ciò che Sea Shepherd ha compiuto durante le nostre Campagne in Difesa del Santuario dei Cetacei in Oceano del Sud nel corso degli ultimi 12 anni, nonostante si trovasse in minoranza schiacciante, e spiega il motivo per cui i recenti cambiamenti nella baleneria illegale perpetrata dai giapponesi significano che anche la nostra strategia per le Campagne future deve mutare.

Commento del Capitano Paul Watson

 

Sea Shepherd ha ottenuti risultati assolutamente notevoli nel corso degli ultimi 12 anni.

Nel 2005 siamo partiti per affrontare la più grande, la più distruttiva flotta baleniera del mondo. Ci è stato detto da alcuni governi e da qualche ONG che sarebbe stato impossibile.

Quasi nessuno era a conoscenza dello sterminio illegale perpetrato dal Giappone nell’Oceano Antartico. Erano avvenimenti lontani dagli occhi e lontani dal cuore. A quel tempo, l’obiettivo dei balenieri era costituito da 1.035 balene, tra cui una quota annuale di 50 megattere, specie a rischio di estinzione, e di 50 balenottere comuni, anch’esse a rischio di estinzione.

Avevamo poche risorse ma prendemmo la nostra unica nave, lenta e malconcia, la Farley Mowat, inseguendo i balenieri nell’Oceano Antartico e  intercettandoli solo per alcune ore alla volta prima che prima che ci seminassero aumentando la loro velocità di crociera.

Nel 2006 abbiamo potuto acquistare la Steve Irwin, la situazione ha iniziato a cambiare e, ogni anno , siamo diventati più forti ed efficaci. Abbiamo poi portato sul campo la Bob Barker, la Sam Simon, la Brigitte Bardot e la Ocean Warrior.

Sea Shepherd è stata implacabile nel ridurre le quote annuali di caccia in modo significativo e, nella stagione 2012/2013, i balenieri giapponesi tornarono a casa con solo il 10% delle uccisioni previste. Siamo riusciti a fare tutto questo proprio mentre la Corte Federale degli Stati Uniti d’America interveniva, ostacolando considerevolmnete il nostro cammino tramite le vie legali.

I risultati parlano da sé. Più di 6.000 balene salvate. Tra le specie a rischio di estinzione, nemmeno una megattera è stata uccisa e solo 10 balenottere comuni hanno purtroppo persola vita, nell’arco di un decennio in cui era stato deciso che 500 di loro sarebbero morte. Inoltre, i balenieri giapponesi hanno perso decine di milioni di dollari.

Abbiamo portato alla luce le attività illegali del Giappone con il nostro show TV Whale Wars e la nostra documentazione.

Abbiamo contribuito a spingere l’Australia a portare il Giappone innanzi alla Corte Internazionale di Giustizia, dove le loro attività in Antartico sono state dichiarate illegali. La stessa Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato al Giappone di porre fine alle attività in questione.

 

Il Capitano Paul Watson e l’allora Secondo Ufficiale Peter Hammarstedt all’inseguimento dell’arpionatrice giapponese nel 2008, durante Operazione Musashi. Foto di Adam Lau/Sea Shepherd

 

Hanno rispettato tale ordine per un anno, per tornare con un nuovo programma (anch’esso illegale) che prevedeva che le loro quote auto-assegnate di uccisioni, prive del minimo fondamento, fossero ridotte a 333 per anno. Questo significa che dal 2015 1.400 balene sono state risparmiate dai letali arpioni. Questo significa che 702 balene continueranno ad essere risparmiate ogni anno.

Purtroppo, nel tentativo di impedire a Sea Shepherd di intervenire, i giapponesi hanno raddoppiato la propria area di caccia. Questo significa che avranno più tempo e un’estensione maggiore di mare per raggiungere la loro quota ridotta di uccisioni.

Ciò che abbiamo scoperto è che il Giappone impiega tecnologia di sorveglianza militare per osservare i movimenti delle navi di Sea Shepherd in tempo reale via satellite. Sapendo dove si trova ciascuna delle nostre navi in qualsiasi momento, risulta loro facile non farsi trovare. Durante Operazione Nemesis, le navi di Sea Shepherd sono riuscite ad avvicinarsi e il nostro elicottero è addirittura riuscito a raccogliere prove delle loro attività illegali, ma non siamo mai riusciti a raggiungerli. Non possiamo competere con la loro tecnologia militare.

Quest’anno il Giappone si è spinto oltre nella sua resistenza, promulgando diverse legge anti-terrorismo, alcune delle quali specificamente tese a condannare le tattiche di Sea Shepherd. Per la prima volta in assoluto, hanno dichiarato che potrebbero inviare le proprie forze armate in difesa delle attività illegali di baleneria.

I balenieri giapponesi non solo hanno tutte le risorse e i sussidi che il governo può fornire loro, hanno anche il potente sostegno politico di una tra le maggiori superpotenze economiche. Sea Shepherd ha invece risorse limitate e governi ostili che si oppongono alle sue attività in Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti d’America.

La decisione  che ci siamo trovati a dover prendere è stata: profondiamo le nostre limitate risorse in un’altra campagna nell’Oceano Antartico, campagna che avrà poche possibilità di essere efficace OPPURE ci riorganizziamo con strategie e tattiche differenti? Se qualcosa non funziona più come dovrebbe, l’unica soluzione è un piano di azione migliore.

 

La nave fabbrica giapponese con una balena uccisa, documento acquisito durante Operazione Nemesis nel gennaio 2017. Foto: Glenn Lockitch/Sea Shepherd.

 

Dobbiamo formulare questo nuovo piano, e lo faremo.

Non manderemo le nostre navi nell’Oceano Antartico quest’anno, ma non stiamo abbandonando il Santuario dei Cetacei dell’Oceano del Sud. Dobbiamo affinare le risorse, le tattiche e la nostra abilità, al fine di fermare efficacemente l’attività illegale di caccia alle balene della flotta giapponese. Nel frattempo, è il momento che il governo australiano tenga fede alle proprie promesse. Sea Shepherd si è recata nell’Oceano Antartico a fare ciò che il governo australiano dovrebbe fare ma che si è rifiutato di fare: far rispettare le leggi internazionali e australiane in materia di conservazione ambientale. Invece di dare appoggio a Sea Shepehrd, il governo australiano ha dato sostegno i balenieri giapponesi attaccando Sea Shepherd e ha limitato la sua capacità di raccogliere fondi, negandole lo statuto di organizzazione senza scopo di lucro.

Quello che Sea Shepherd ha saputo ottenere negli ultimi 12 anni dimostra ciò che delle persone animate dalla passione possono fare, con poche risorse e nonostante pesanti opposizioni da parte di più governi.

Sui balenieri giapponesi sono stati puntati i riflettori, essi sono stati umiliati, ma la cosa più importante è che abbiamo salvato migliaia di vite dai loro letali arpioni. Migliaia di balene che oggi nuotano e si riproducono sarebbero morte senza il nostro intervento.

E, cosa forse più importante di  qualunque altra, ci sono oggi voci all’interno del governo giapponese che si oppongono al fatto che la baleneria continui. I nostri sforzi sono stati simili a degli agi da agopuntura infilati nella società giapponese, che hanno sondato e che hanno provocato delle reazioni. Abbiamo puntato i riflettori sull’incredibile spreco di denaro, sulla corruzione e sulla vergona che questo sporco mercato riversa su tutto il popolo giapponese. I nostri sforzi sono stati così significativi che un  funzionario giapponese ha affermato che il Giappone ha due nemici: la Cina e Sea Shepherd!

Gli incessanti sforzi da parte di Sea Shepherd per dare addosso ai balenieri e fermarli continueranno, e non solo per quanto riguarda la baleneria giapponese, ma anche nei confronti di quella norvegese, danese e islandese. norvegesi, danesi e dell’Islanda. Lo facciamo da quarant’anni. Non ci fermeremo fino a quando l’abominio della baleneria sarà abolito per sempre, da tutti, ovunque e per qualsiasi motivo.

Sea Shepherd sta facendo un lavoro incredibile negli Oceani con delle risorse limitate, in aggiunta agli sforzi nell’ambito della lotta contro la baleneria illegale. La Vaquita, una specie in grave pericolo di estinzione, si sarebbe già estinta se non fosse per il nostro intervento. Abbiamo annientato l’intera flotta di illegale di peshcerecci che pescavano merluzzi australi (Dissostichus eleginoides, spp.; nota di traduzione) nell’Oceano del Sud. Abbiamo intercettato e fermato bracconieri al largo dell’Africa Occidentale, nelle riserve marine delle Galapagos, della Sicilia e di Panama. Abbiamo rimosso centinaia di tonnellata di reti fantasma e plastica dai mari e, soprattutto, abbiamo mostrato al mondo di cosa è capace un piccolo gruppo di persone coraggiose e piene di passione.

Il nostro obiettivo è continuare  a servire e tutte le forme di vita negli Oceani, proteggendole dallo sfruttamento illegale e avido sfruttamento da parte della distruttiva specie umana.

Sea Shepherd è guidata da un’unica realtà: se gli Oceani muoiono, moriamo anche noi!

 

La Steve Irwin veglia sulle balene in Oceano del Sud durante Operazione Waltzing Mathilda, anno 2009/2010 Foto Marianna Baldo/SeaShepherd.

 

Traduzione di Igor Francetic.

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