Hai rinunciato al pesce per “Plastic Free July”? È probabile che tu non l’abbia fatto, perché nessuno ti ha detto la verità sulla provenienza della maggior parte della plastica nei nostri oceani e su come le nostre scelte alimentari abbiano contribuito al problema.

plastica

I detriti marini di plastica stanno soffocando i nostri oceani e i loro abitanti

A Luglio, gli stessi messaggi già ascoltati sono stati ribaditi: investire in bottiglie d’acqua e tazze da caffè riutilizzabili, sostituire i sacchetti di plastica con borse di tela e rifiutare la plastica monouso, in particolare le cannucce. L’elenco continua…

Ovviamente, tutti questi sforzi meritano di essere incorporati nella tua vita quotidiana. I rifiuti in plastica sono chiaramente uno dei problemi più urgenti e visibili che riguardano i nostri oceani e la fauna marina. Gli umani producono ogni anno così tanta plastica che pesa tanto quanto l’intera razza umana. E nonostante i nostri migliori sforzi per “rifiutare, ridurre, riutilizzare e riciclare”, il 91% dei rifiuti di plastica non viene mai riciclato.

Invece di decomporsi o degradarsi come molti sostengono, nell’oceano le materie plastiche si dividono in realtà in pezzi sempre più piccoli, diventando infine microplastiche talmente piccole da non essere più visibili  all’occhio umano. Non c’è soluzione con la plastica: ogni pezzo prodotto permane ancora oggi sul pianeta. Oltre il 90% degli uccelli marini ha plastica nelle viscere e i ricercatori prevedono che se non agiamo entro il 2050 l’oceano conterrà più peso in plastica che pesci.

Ma nonostante ciò che la maggior parte delle persone pensa, le comuni materie plastiche di largo consumo come i cotton-fioc, le posate usa e getta e le bottiglie di shampoo non sono in realtà i più grandi colpevoli.

La maggiore singola fonte di plastica che soffoca la vita nei nostri oceani è costituita da reti da pesca, corde, FAD (dispositivi di aggregazione dei pesci) intenzionalmente o accidentalmente persi, scartati o abbandonati, palangari, casse e cestini da pesca in plastica.

operazione Siso 2019

“Almeno la metà di [… rifiuti di plastica oceanici] non sono materie plastiche di consumo, che sono fondamentali per gran parte dell’attuale dibattito, ma attrezzi da pesca.”

George Leonard, chief scientist at the Ocean Conservancy

Circa il 46% delle 79 mila tonnellate di plastica oceanica nel Great Pacific Garbage Patch è costituito da reti da pesca, alcune grandi come campi da calcio, secondo lo studio pubblicato a marzo 2018 su Scientific Reports, che ha scioccato gli stessi ricercatori che si aspettavano la percentuale fosse più vicina al 20%.

Le reti da pesca perse, abbandonate o scartate in mare, note anche come “reti fantasma”, possono continuare a uccidere indiscriminatamente per decenni, intrappolando o soffocando innumerevoli pesci, squali, balene, delfini, tartarughe marine, foche e uccelli ogni anno. Si stima che il 30% circa del declino di alcune popolazioni ittiche sia il risultato di attrezzatura da pesca scartata, mentre oltre il 70% degli strangolamenti di animali marini coinvolge reti da pesca in plastica abbandonate.

operazione Siso 2019

Un leone marino strangolato dagli attrezzi da pesca

Sea Shepherd e la lotta alla plastica in mare

L’equipaggio di Sea Shepherd e i volontari coinvolti nelle campagne in tutto il mondo sono testimoni quotidiani della devastazione causata dalle attrezzature da pesca. Durante Operation Icefish nel 2014, mentre la Bob Barker inseguiva la famigerata nave da bracconaggio Thunder per 110 giorni fino a quando l’equipaggio a bordo non ha affondato la propria nave, la Sam Simon è rimasta indietro nel gelido Oceano Meridionale, trascorrendo settimane raccogliendo i 72 km di reti abbandonate dai bracconieri in fuga.

In cinque campagne consecutive per Operazione Milagro nel Mare di Cortez, il nostro equipaggio ha recuperato oltre 180 km di reti fantasma oltre alle reti da pesca illegali responsabili dell’uccisione della focena Vaquita, a rischio di estinzione. Nel 2015 Sea Shepherd Francia ha lanciato Operazione Mare Nostrum per rimuovere le reti fantasma dal Mar Mediterraneo, dove è stata persino recuperata una rete da traino abbandonata in un’area marina protetta al largo della costa della Francia, dove è vietata qualsiasi pesca.

L’anno scorso Sea Shepherd UK ha lanciato Operazione Ghostnet, una campagna tutt’ora in corso che utilizza piccole imbarcazioni veloci e subacquei per rimuovere le reti fantasma pericolose e altri attrezzi da pesca abbandonati dalle zone costiere di Inghilterra, Scozia e Galles.

Operazione Siso, la campagna di Sea Shepherd nata per confiscare gli attrezzi da pesca illegali trovati al largo delle coste del Mediterraneo, è stata così nominata in memoria del giovane capodoglio la cui migrazione si è conclusa oltre le isole Eolie, quando è restato impigliato in una rete da posta derivante che ne ha causato la morte. Nell’agosto dell’anno scorso, circa 300 tartarughe marine in via di estinzione sono state trovate morte al largo della costa meridionale del Messico, intrappolate in un’unica rete da pesca abbandonata.

Le tartarughe marine sono doppiamente colpite perché quando gli attrezzi da pesca vengono abbandonati sulle rive delle spiagge da cova, le tartarughe madri rimangono intrappolate quando giungono a deporre le uova e i loro piccoli non riescono a scavalcare i detriti e raggiungere il mare una volta nati. La Bob Barker ha recentemente contribuito alla eliminazione di oltre quattro tonnellate di detriti marini dalla remota isola dell’Africa occidentale di Cabo Verde, la terza spiaggia di nidificazione più importante al mondo per le tartarughe marine.

operazione Siso 2019

Gli attrezzi da pesca abbandonati, persi e scartati continuano ad uccidere la fauna marina

Cosa puoi fare per agire?

Le tue generose donazioni aiutano Sea Shepherd a proseguire in queste campagne, vitali per la rimozione di questi micidiali attrezzi dai nostri oceani. Puoi anche partecipare alle pulizie delle spiagge del gruppo Sea Shepherd a te più vicino. Una nota importante: non tentare mai di recuperare dall’acqua attrezzi da pesca abbandonati, può essere estremamente pericoloso per te e persino dannoso per la fauna selvatica intrappolata; avvisa le autorità locali se ne individui una.

Ma non sarebbe meglio impedire a questi attrezzi da pesca industriale di inquinare le nostre acque fin da principio? Stiamo lavorando per impedire alle bottiglie di plastica di raggiungere i corsi d’acqua trovando alternative e riducendo i sacchetti di plastica vietandone la distribuzione nei supermercati. Quindi, come possiamo fermare il flusso di attrezzi da pesca abbandonati nei nostri oceani?

Stop alla plastica e alla pesca illegale

Esiste davvero un altro modo per impedire agli attrezzi da pesca di soffocare i nostri mari se non fermarli alla fonte? I governi possono (e dovrebbero) adottare tutti i tipi di misure per impedire che gli attrezzi da pesca inquinino ulteriormente gli oceani. Sea Shepherd continuerà a contribuire per fermare le operazioni di pesca illegale, raccogliendo questi oggetti micidiali ovunque vengano trovati. Ma ogni consumatore ha il potere di fare la differenza.

Il quotidiano britannico The Guardian ha recentemente notato l’ipocrisia nella condanna mediatica della plastica monouso mentre “del fattore più importante non parliamo nemmeno”. È questo silenzio, dovuto ai principali mezzi di comunicazione che non vogliono turbare gli interessi economici del settore della pesca commerciale o perché affrontando il problema significa che i consumatori collegheranno i punti…a loro stessi?

Esiste davvero un modo migliore per ridurre la domanda di pesce e la massiccia industria che supporta, se non ridurre o meglio eliminare il pesce dalle nostre diete? Potrebbe essere difficile da sostenere e potrebbe sembrare controcorrente, ma potrebbe essere il modo migliore per ogni individuo di generare il maggiore impatto oltre quello di evitare la plastica monouso. Se ci teniamo davvero al problema della plastica negli oceani, dobbiamo affrontare il problema degli attrezzi da pesca. E fino a quando non avremo opzioni migliori, ciò significa togliere il pesce dai nostri menu.

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