La nuova campagna di Sea Shepherd nelle Isole Eolie

Durante la seconda settimana di operazione SISO 2019, che ha come obiettivo la protezione del delicato ecosistema delle Isole Eolie dalla pesca illegale non dichiarata e non regolamentata, la M/Y Sam Simon ha recuperato una rete derivante illegale di tipo “spadara” abbandonata in Mare che avrebbe continuato ad uccidere nelle sue maglie innumerevoli Vite.

Operazione Siso: il contrasto alla pesca illegale

In collaborazione con il Centro Controllo Nazionale Pesca (CCNP) del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie e la guardia Costiera di Salina, la rete è stata individuata ed issata a bordo della Sam Simon. Costatata la larghezza della maglia di 45 cm, prova dell’uso delle più letali “spadare” tutt’ora nel Mediterraneo, sono stati liberati cinque pesci spada morti da giorni nelle sue maglie ed uno squalo, di oltre 2 metri di lunghezza, rimasto intrappolato.

Questa rete è un tipo di rete pelagica derivante, che nonostante la messa al bando in tutto il mondo nel 2003, viene ancora usata illegalmente nelle acque italiane. Negli anni passati, le spadare hanno ucciso un numero smisurato di Capodogli, Tartarughe, Tonni, Pesci Spada, Squali e Mammiferi Marini.

Commentario del Capt. Thommas La Coz

Per la terza volta, la Sam Simon è arrivata nella bellissima area delle Isole Eolie.

Nel settembre del 2017, con limitazioni di tempo e di budget, facemmo una breve tappa alle Isole Eolie per scoprire questa area e capire quali erano le minacce al suo ricco e unico ecosistema. Già allora iniziammo a collaborare con la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza e fummo autorizzati a recuperare 40 FAD (Fish Aggregating Devices) illegali che inquinavano le acque cristalline che circondano queste isole, mettendo in pericolo la fauna marina.

Questa campagna ci diede inoltre l’opportunità di incontrare la popolazione locale e costruire utili relazioni con le persone preposte alla preservazione di quell’area.

Tornammo poi nell’ottobre del 2018 e iniziammo nuovamente a confiscare FAD illegali. Dall’alba al tramonto, l’equipaggio della Sam Simon lavorò senza posa in turni, in modo da recuperare più FAD possibili e portarli poi a terra per essere smaltiti in maniera appropriata. Questa fu una campagna in collaborazione con l’Aeolian Preservation Fund.

I FAD delle isole Eolie

I FAD che si trovano nelle acque delle Eolie sono abbastanza diversi da quelli che troviamo in altre parti del mondo. Generalmente, malgrado il loro aspetto molto semplice, i FAD sono dispositivi di pesca di alta tecnologia che, quando sono equipaggiati di transponder satellitari, possono inviare numerose informazioni all’imbarcazione a cui appartengono, inclusa la quantità di pesce che si trova al di sotto dello stesso dispositivo.

Questi FAD vanno alla deriva per settimane, ovunque negli oceani, mettendo così a rischio molte specie marine che possono rimanervi impigliate.

Molti di essi inoltre vanno perduti e finiscono sulle spiagge e sulle barriere coralline, provocando inquinamento e danneggiando i coralli.

Nelle Isole Eolie la situazione è molto più semplice. I FAD sono ancorati al fondale tra i 1500 e i 2000 metri di profondità, sono formati da foglie di palma ed un paio di bottiglie di plastica o di barili come galleggianti. Ognuno di questi FAD viene utilizzato solamente una volta, il che significa che alla fine della stagione i pescatori non devono “disturbarsi” a recuperarli, creando così ancora più inquinamento da plastica in un già molto inquinato Mar Mediterraneo.

La pesca illegale e l’inquinamento da microplastiche

È triste realizzare che le centinaia di chilometri di lenze di nylon abbandonate di vecchi FAD ricoprono i fondali marini, in particolare in queste acque apparentemente incontaminate delle Isole Eolie, dove lentamente si degradano in microplastiche, per poi diventare parte della catena alimentare.

Giugno non è il periodo per i FAD, quindi quest’anno ci stiamo focalizzando su un dispositivo di pesca ancora più mortale: le reti da posta derivanti, in particolare le “spadare”.

Cercare e identificare i pescherecci che utilizzano le spadare non è un compito facile.  I pescatori che decidono di mettersi dal lato sbagliato della legge sono molto creativi e trovano ogni possibile sotterfugio per coprire le loro attività illegali. Occorre tempo, pazienza e un pizzico di fortuna per capire come agiscono e riuscire a beccarli. Questo è lo scopo di Operation SISO 2.

Sappiamo che in questa area vengono utilizzate reti illegali perché ci siamo imbattuti in reti abbandonate (reti fantasma) che continuano a uccidere animali marini. Ogni anno centinaia di cetacei e di tartarughe subiscono una morte lenta e dolorosa in queste reti e sono le vittime collaterali di una tecnica di pesca non sostenibile che è stata bandita in tutta Europa da circa 20 anni. Fin dall’inizio degli anni 2000, milioni di euro sono stati dati ai pescatori con reti da pesca per convertire o dismettere le proprie imbarcazioni ma, dopo quasi 20 anni, il problema persiste ancora.

Il supporto ad Operazione Siso

Abbiamo la fortuna di avere il supporto delle autorità, dei gruppi locali di conservazione e persino di alcuni pescatori. Solamente con questo approccio di collaborazione possiamo  far fronte a questo problema. Quella in cui ci troviamo è una battaglia lunga e difficile ma che vale la pena combattere. È nostro preciso impegno quello di fare il possibile per proteggere l’incredibile bellezza delle isole Eolie e la fauna marina del Mediterraneo.

Le Isole Eolie sono patrimonio dell’UNESCO dal 2000, formano un arcipelago costituito da sette isole, alle quali si aggiungono isolotti e scogli sfiorati dal mare. Le isole sono disposte a forma di Y coricata, con l’asta che punta verso Ovest; tutte di origine vulcanica sono situate nel Mar Tirreno meridionale di fronte alla costa nord della Sicilia all’altezza di Capo Milazzo da cui distano meno di 12 miglia nautiche.

Chi è SISO?

Un giovane Capodoglio morto nel 2017, rimasto impigliato in una rete illegale di tipo “spadara” durante il passaggio tra le Isole Eolie. L’eroico tentativo di liberarlo ha impegnato la Guardia Costiera per molte ore ma non ha potuto salvarlo. SISO è stato trovato senza vita lungo la costa di Capo Milazzo dal biologo marino Carmelo Isgrò, che ne ha conservato lo scheletro mantenendo la rete che l’ha ucciso e la plastica presente nel suo stomaco, come monito per le generazioni future. SISO era il soprannome dell’amico scomparso in un incidente d’auto proprio in quei giorni e che aveva aiutato il dottor Isgrò nel recupero del capodoglio.

Le foto di SISO spiaggiato a Capo Milazzo.

Grazie ad Aeolian Islands Preservation Fund e Smile Wave per il prezioso supporto.

Guarda il video di Operazione Siso:

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