Il primo successo di Operazione Siso 5 è arrivato dopo poche settimane di pattugliamenti e incessante sorveglianza. Nel pomeriggio del 26 marzo l’equipaggio della Sea Eagle, autorizzata a procedere dalla Guardia di Finanza – Comando Navale di Vibo Valentia, ha individuato e disarmato un palamito senza segnalazioni o identificativi, e quindi illegale, pronto a mietere le sue vittime davanti alle coste calabresi.

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Questo tipo di attrezzatura da pesca è composta da una lenza lunga anche svariate decine di chilometri che reca alla fine delle sue diramazioni centinaia di ami, in questo caso armati con esche adatte per pescare pesci spada e tonni. Per attirare queste specie di grande valore commerciale vengono infilzate esche spesso ancora vive, quali calamari o pesce azzurro.

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Con il sopraggiungere della notte abbiamo scoperto un secondo palamito. L’incessante lavoro dei volontari a bordo è stato reso ancora più arduo dal peggioramento dello stato del mare e dalla pericolosità nel maneggiare le centinaia di ami presenti lungo la lenza. Nonostante ciò, siamo riusciti a salpare due ulteriori chilometri di lenza.

Questa volta siamo arrivati per tempo: nessuno degli animali liberati dagli ami era morto, le uniche creature a pagare le conseguenze dell’avidità umana sono state le esche. Il destino di tutti i totani usati per attirare i pesci è stato quello di tornare, senza vita, in quel mare che proteggiamo ogni giorno.

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Le operazioni di recupero si sono svolte in collaborazione con le autorità e ci hanno permesso, ad oggi, di estirpare dal mare 130 chilometri di lenze principali e 2000 ami dalle loro “braccia” secondarie. I dispositivi non erano in possesso di alcun identificativo, impossibile quindi risalire a chi l’abbia calato.
In questi casi l’attività rientra nella cosiddetta pesca Illegale, Non regolamentata e Non documentata (INN).

La distruzione che ogni singolo palamito può provocare all’ecosistema marino è enorme. Senza contare l’impatto sulle specie che i pescatori vogliono catturare, troppo spesso questa tecnica di pesca colpisce anche animali protetti come le tartarughe marine. Ecco perché stiamo mantenendo un costante livello di allerta, vista la recente apertura della pesca al tonno rosso ci aspettiamo di incontrare altre attrezzature di pesca atte alla sua cattura.

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La campagna SISO è ora alla sua quinta edizione, e grazie al costante impegno dei volontari coinvolti negli anni è stata capace di rimuovere dalle acque italiane innumerevoli reti spadare, 1276 FAD (o cannizzi, dispositivi di aggregazione del pesce) e 1560 km di lenze e fili di plastica, la stessa distanza che c’è tra Milano e la Scozia.

Queste attrezzature da pesca, così come i palamiti, sono già per loro natura degli strumenti maledettamente efficienti, ma se danneggiati e non recuperati vagano alla deriva, deturpando il mare con la loro plastica e continuando a danneggiare la biodiversità marina per anni.

Siamo attualmente impegnati nei mari italiani con due imbarcazioni e un equipaggio a terra. Le operazioni coinvolgono quasi quaranta volontari provenienti da tutta Europa, occupati notte e giorno a contrastare il bracconaggio tramite l’azione diretta, in difesa del mare a per il rispetto della legalità.

Operazione Siso 5 è solo all’inizio e noi, come ogni anno, siamo qui in mare per difendere, conservare e proteggere il suo ecosistema da chiunque cerchi di violare le leggi che lo tutelano.

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